Guerre stellari (4)
Ultimo capitolo del lungo dossier sul making of di Guerre stellari, apparso per la prima volta su Starlog.
“In Inghilterra, oltre agli studi
della Elstree, abbiamo usato anche un altro teatro di posa, quello
enorme della Shepperton, che è stato a lungo il più grande studio
al mondo. Lo abbiamo sfruttato per due sequenze ambientata negli
hangar (quello della Morte nera e quello di Mos Eisley), ma anche per
la scena del trono realizzata per i titoli di coda”. Ma, per quanto
fosse immenso, il set non era mai grande abbastanza. “I set degli
hangar sono stati costruiti intorno alle astronavi, sfruttando le
strutture a disposizione per risparmiare sui costi. Intendo dire che
le mura degli hangar sono le vere mura dei teatri, semplicemente
riarredati, perché ci serviva davvero tutto lo spazio possibile”.
La sala del trono (che ricorda quella di La regina delle piramidi)
si è rivelata anch'essa un problema: anche qui, il gigantesco set
non grande a sufficienza. “Abbiamo dovuto lavorare falsando le
prospettive, in modo da restituire l'illusione della profondità”.
Ma non il risultato finale non è comunque quello previsto nei
bozzetti preparatori.
Le
astronavi e le varie battaglie nello spazio hanno dato parecchi
grattacapi ai tecnici degli effetti speciali. “Abbiamo costruito
effettivamente un X-Wing e un Y-Wing a dimensioni reali, e anche
mezza nave pirata. Restano comunque relativamente piccole rispetto a
navi più imponenti come lo Star Destroyer e la stessa Morte Nera,
anche avrebbe avuto un diametro di 200 miglia. È difficile anche
solo avere un'idea della proporzioni”. Queste navi più grandi,
ovviamente, sono state realizzate in scala. “Mentre le riprese in
Inghilterra erano ancora in corso, abbiamo svolto degli esperimenti
per realizzare gli effetti speciali da inserire nel film. Abbiamo
dovuto lavorare su battaglie che si sarebbero svolte a velocità
impressionanti, senza i ritmi lirici e rilassanti di 2001: odissea nello spazio. I nostri tecnici hanno dedicato molto tempo allo
studio, fotogramma per fotogramma, di vere battaglie aeree. Poi ne
hanno ricavato degli storyboard e li hanno adattati alle nostre
esigenze. Credo abbiano realizzato almeno quattro storyboard prima
che Lucas ne fosse soddisfatto. Hanno anche sviluppato un nuovo
sistema per gli effetti ottici, per lavorare su più livelli
dell'immagine, senza dover duplicare più volte il negativo. Per 2001
Stanley Kubrick aveva risolto differentemente: aveva messo tutti gli
elementi in una sola inquadratura, dovendo però così girarla e
rigirarla all'infinito affinché tutti i dettagli andassero al posto
giusto. Era un sistema molto lento e costoso. Noi abbiamo investito
molto nella sperimentazione, integrando anche animazioni in
stop-motion a passo uno con immagini generate al computer”.
Da
come parla del progetto, è evidente l'entusiasmo instancabile di
Charlie Lippincott per il lavoro dell'amico George Lucas. Questa
chiacchierata sul dietro-le-quinte potrebbe proseguire per giorni e
giorni, perché per lui il film è un successo prima ancora di averlo
completato. “Il film è quasi finito. Ormai mancano solo pochi
effetti ottici...”.
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