Guerre stellari (2)
Proseguiamo la pubblicazione dell'articolo apparso in anteprima su Starlog numero 7.
La storia inventata da George Lucas
segue il modello dei Tre moschettieri, con il giovane agricoltore
Luke Skywalker che vive sul pianetico desertico di Tatooine, un luogo
talmente sperduto che la popolazione locale non sente il peso della
dittatura che governa l'intera galassia. Ma Luke scopre la verità
quando viene trascinato nel movimento della Resistenza, incarnandone
l'unica speranza: ha infatti raccolto, senza saperlo, un robot che
trasporta un messaggio da una senatrice catturata dalle forze
imperiali. Questo messaggio include informazioni su come
neutralizzare la Morte nera, un'astronave delle dimensioni di una
luna, capace di distruggere interi pianeti. Il mentore di Luke è
l'anziano Obi-Wan Kenobi, uno degli ultimi cavari di un antico ordine
a cui appartenevano anche il padre di Luke e Darth Vader, ora
diventato braccio destro dell'imperatore. È stato proprio Vader,
anni fa, a uccidere il padre di Luke.
“La storia rispecchia influenze molto
diverse” spiega Lippincott. “C'è chi ha notato riferimenti a
opere come Il signore degli anelli,
Flash Gordon e Dune,
ma ci sono anche molte influenze che non riguardano solo la
fantascienza, come per esempio la tradizione giapponesi del racconto
di Samurai. È da qui che proviene l'ispirazione per i cavalieri
Jedi, anche se dubito che questo sottotesto sarà compreso fuori dal
Giappone. Ma più importante di tutti è il rapporto con il mondo
delle leggende e delle fiabe, che si ricollega al lavoro dei Grimm e
di Hans Christian Andersen. “È pura space opera”, ammette Lucas.
Il
lavoro sul film è iniziato nel 1975, quando la 20th
Century-Fox ha approvato ufficialmente il progetto. Una delle
priorità è stata da subito quella del design che avrebbe
caratterizzato l'impianto visivo del film. Lucas ha convocato diversi
consulenti e in particolare ha incontrato l'artista Ralph McQuarrie.
McQuarrie ha realizzato una serie di disegni mozzafiato che hanno
aiutato a visualizzare i set, i costumi e gli effetti su cui poi
avrebbero lavorati i vari scenografi. Molti di questi bozzetti erano
pronti già un anno prima che Guerre stellari entrasse
in produzione e affrontasse le sue 17 settimane di riprese. Lucas
aveva delle idee innovative per integrare nel film questo design,
mantenendolo realistico e usandolo per caratterizzare i vari
personaggi. Come spiega Lippincott: “George voleva che il film
fosse spettacolare e assolutamente inedito, ma voleva anche che i
vari macchinari non apparissero troppo
inusuali, per evitare che il pubblico fosse spaesato e non riuscisse
a seguire lo svolgersi degli eventi”. Chiunque abbia letto la
novellizzazione di Guerre stellari può
comprendere questa preoccupazione, visto che la trama si muove con
grande rapidità e numerosi colpi di scena, nella grande tradizione
del film a suspense. “Non è un film che si può guardare a metà”,
avvisa Lippincott.
Lucas
ha inoltre insistito affinché il pianeta di Tatooine, la Morte nera
e il satellite boscoso di Yavin (filmato in America Centrale)
avessero l'aspetto di un universo realmente vissuto.
Così per esempio l'astronave del contrabbandiere Han Solo ha macchie
di grasso, ammaccature varie e numerosi segni delle collisioni con
vari meteoriti. I palazzi ci appaiono come se qualcuno ci avesse
vissuto davvero. Persino la Morte nera, appena inaugurata, porta
ancora i segni del cantiere appena terminato. “Questi personaggi
hanno una vita e una storia tutta loro, e noi li conosciamo nel bel
mezzo della loro esistenza”, spiega Lippincott. [continua]
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