Intervista a Harrison Ford
Proseguiamo la nostra galleria di interviste pubblicando una conversazione con Harrison Ford, apparsa originariamente in inglese su Starlog 37.
“Quando sono arrivato a Los Angeles
da Chicago nel 1963, ho firmato un contratto da sette anni con la
Columbia. Il mio primo ruolo è stato quello di fattorino nel film
Alle donne piace ladro, con
James Coburn. All'epoca pensavo che per interpretare un fattorino ci
si dovesse muovere come n fattorino, ma non avevo ancora capito
niente del cinema. Un giorno un tipo che si occupava di lanciare
nuovi talenti mi chiama nel suo ufficio e mi racconta la storia di un
attore che consegna la spesa in un film, e mi dice che gli era
bastato guardare quella scena per capire che il ragazzo aveva la
stoffa per diventare una star. Ma, secondo lui, io non ce l'avevo. In
quel momento ho capito che i contratti a lunga scadenza non facevano
per me, e infatti non ho più lavorato per sei mesi. Dopo un anno e
mezzo di piccoli ruoli il contratto venne sciolto, ma rimasi
invischiato in un altro simile con la Universal. Scoraggiato con il
mondo del cinema, mi misi a fare il carpentiere, lavoro che conoscevo
abbastanza bene e che mi piaceva molto. Quando George Lucas iniziò
il casting per il primo Guerre stellari,
sapevo che non voleva coinvolgere nessun attore di American Graffiti, e in fondo lo capivo,
perché per un nuovo progetto voleva facce nuove. Un paio di
settimane prima che il casting fosse chiuso, con centinaia di attori
già provinati, mi chiesero però di andare a fare un'audizione,
registrata su videotape. Lessi giusto un paio di battute e qualche
giorno dopo mi richiamarono per provare una scena con altre persone.
Mi presi una settimana di ferie dal lavoro come carpentiere, così da
poter dedicare tutta la mia attenzione alla parte. Ci credereste che
ho finito il mio ultimo lavoro da falegname solo un giorno prima di
partire per Londra?”
“A
differenza di Mark Hamill, io non avevo grande interesse per la
fantascienza. All'inizio lo consideravo soltanto un altro lavoro, ma
quando ho iniziato a leggere il copione mi sono reso conto dei
rapporti fra i personaggi e del valore umano della storia, per cui ho
cominciato a capire che c'era una bella parte per me. Ero felice di
far parte del progetto, ma non avevo idea di come sarebbe stato il
film finito. A dire il vero non ero nemmeno convinto che un film del
genere potesse essere portato a termine, né potevo immaginare che là
fuori ci fosse un pubblico tanto ampio per una storia del genere. Ma
quello che ha fatto la fortuna di Guerre stellari
è stata la possibilità di immedesimarsi con i personaggi. C'è chi
preferisce un personaggio e chi un altro, ma il film concede a tutti
quanti la possibilità di svilupparsi e prendersi il proprio tempo.
Sono molto soddisfatto del mio personaggio, perché vedo che è
quello con cui si immedesima la maggior parte del pubblico, forse
perché è quello dall'atteggiamento più contemporaneo. Ma senza un
personaggio ingenuo come Luke, anche il mio personaggio disincantato
non avrebbe potuto funzionare. Direi che alla fine è come un lavoro
d'orchestra”.
“Dopo
il successo del primo film, mi fu offerta una sfilza di copioni di
fantascienza, ma naturalmente li ho rifiutata. Quando interpreti un
personaggio di un certo tipo, te ne vengono offerti automaticamente
altri simili, ma io ho cercato di spezzare da subito questa catena.
Così ho girato Gli eroi proprio
per creare un contrasto, e ho accettato Forza 10 da Navarone perché era l'unico
ruolo che si allontanava da Han Solo. In realtà non aveva discusso
la possibilità di girare un sequel di Guerre stellari,
ma dopo qualche settimana dall'uscita del film accettai di tornare a
interpretare il ruolo. Anzi, sono felice di girare un altro film
perché, avendo già interpretato il personaggio una volta, penso di
poterlo fare ancora meglio”.
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